In contemporanea con lo sviluppo del linguaggio, verso i 2/3 anni, un bambino inizia a chiedersi il perché di tante cose.
A quell’età, infatti, inizia anche la loro curiosità e questi piccoli investigatori privati fanno spesso domande tutt’altro che scontate, talvolta spiazzanti.
Le loro domande delle volte possono sembrare surreali ma, da un certo punto di vista, hanno senza dubbio un senso.
Se noi adulti prendessimo esempio da loro, iniziandoci a chiedere il perché delle cose, sicuramente saremmo più preparati anche a rispondere alle loro domande.
La prima tappa fondamentale per riuscire a non trovarci impreparati ai loro perché è non dare per scontata una risposta, ma magari andare alla ricerca della corretta risposta, magari mettendo in discussione anche le nostre incrollabili certezze.
E’ fondamentale sapere che nessun perché è da ritenersi stupido e, soprattutto, non bisogna mai ignorarlo, così come è sconsigliabile ripetere risposte già utilizzate per precedenti domande.
La loro sete di sapere è un forte segnale di crescita, incamerano le risposte come un perfetto database e, per loro, divengono fondamentali le risposte per poter arricchire il loro modo di sapere.
Talvolta può accadere che i perché siano infiniti, ciò fa parte del voler far pratica con le proprie abilità di linguaggio.
L’importante è, a prescindere, partecipare con un interesse vivo e reale e che loro possano sentire un senso di soddisfazione con le nostre risposte.
Per poter dare una corretta risposta ad un bambino che si anche esaustiva, bisognerebbe interrogarsi sul motivo che c’è dietro la domanda, ovvero sul come è scaturita.
Va detto che un bambino che non abbia ancora compiuto cinque anni, difficilmente potrà concepire la razionalità della risposta, quindi delle volte permane un’insoddisfazione di fondo per quanto ci si possa sforzare a rispondergli in maniera adeguata.
Grazie ai suoi perché, un bimbo tenta di far vivere il genitore nel proprio mondo.
Delle volte, però, alcune delle loro domande, possono essere spiazzanti e/o imbarazzanti, in questi casi se il bambino è molto piccolo è sempre preferibile rispondergli sotto forma di gioco o utilizzando determinate metafore.
Verso i 7/8 anni è possibile utilizzare risposte e significati più approfonditi e reali anche perché solo da grandi si sviluppa il senso della metafora e del pensiero astratto.
Domande sulla vita, sull’amore, un dolore o sulla morte possono essere davvero difficili da rispondere. In questi casi, è comunque importante, trasmettere una serenità per rassicurare il bambino in un momento particolare.
Gli innumerevoli perché per un bambino sono una tappa importante nella sua vita, la risposta giusta lo aiuterà a poter ampliare il proprio bagaglio di conoscenza e sentire un senso di soddisfazione per le sue curiosità.
Non esistono regole universali sul come rispondere a determinate domande, ma anteporre il dialogo sarà sempre fondamentale per aiutarlo negli apprendimenti della propria crescita.